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The American Crowbar Case


È da qualche giorno che, tra qui e i social (soprattutto sui social, in realtà), continuo a scrivere del workshop al quale parteciperò il prossimo martedì, nel cuore del Palazzo del Rettorato dell'Università di Torino, ovvero mind.the.gap: prospettive sul problema mente-corpo. Bene, visto che la data s'avvicina ho pensato di raccontare qualcosa in più di quanto accadrà e, in particolare, quale sarà il mio ruolo all'interno della giornata.



Ammetto di essere un po' emozionato: innanzitutto, è la prima volta che mi trovo a parlare e a presentare qualcosa di mio in un contesto simile, di fronte a un pubblico altamente specializzato e in un luogo speciale ed evocativo come il Palazzo del Rettorato. Poi, perché la Filosofia non è decisamente il mio campo, sebbene, come dirò tra poche righe, il mio lavoro, grazie anche alla libertà d'azione lasciata dalla Prof.ssa Onnis, occhieggi decisamente ai per me più favorevoli lidi della Storia. Infine, come se non bastasse, sarò il primo a intervenire, unico storico tra i filosofi, subito dopo l'introduzione della giornata prevista alle 9.30 (segnate come orario indicativo del mio intervento le 9.50 AM).


Di cosa parlerò nella mia discussione? Tema del paper è un racconto che tocca diverse discipline, dalla Storia alla Medicina, dalla Neurobiologia alla Filosofia. Pur sapendo di aver a malapena i mezzi per affrontare il primo punto dei quattro, ho tentato di scrivere e martedì provero a parlare dell'American Crowbar Case, il "caso americano del piede di porco" o, più semplicemente, l'incredibile e assurda vicenda di Phineas Gage, autentico "caso limite" nel rapporto tra corpo e mente (tema che è il fil rouge dell'intero workshop).


Senza rovinar la suspance, chi era Phineas Gage e, soprattutto, cosa gli accadde di tanto grave e sbalorditivo da renderlo, ancora un secolo e mezzo dopo la sua morte, protagonista di discussioni a cavallo tra Medicina e Filosofia a proposito dei meccanismi e del funzionamento del cervello umano?


Phineas Gage era un operaio statunitense che, impegnato nella costruzione di una linea ferroviaria nel Vermont nel 1848, rimase vittima di un tragico incidente, che gli produsse un drammatico trauma cranico e cerebrale. In pratica, la sbarra metallica che utilizzava per piazzare le cariche esplosive, in seguito a una detonazione improvvisa, gli trapassò la testa, asportando quasi selettivamente il lobo prefrontale. Incredibilmente, Gage sopravvisse, ma quando si riprese tutti si resero conto che non era più lui e che la sua personalità risultava assolutamente compromessa.


Martedì racconterò la sua storia e le discussioni da essa animate a partire dagli anni immediatamente successivi al fatto, negli ambienti della Neurologia e non solo, fino a giungere alle affermazioni del neurologo portoghese Antonio Damasio, che del caso Gage e di altri a esso simili trattò, all'inizio degli anni '90 del secolo scorso, in un fortunato volume, intitolato L'errore di Cartesio.


Non mi rimane altro da dire che vi aspetto, a partire dalle 9.30, martedì 20 marzo al Palazzo del Rettorato. Non dimenticate, mind.the.gap.

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