Esistono luoghi che sono frutto di secoli, millenni di stratificazione, di sedimentazione della Storia. Esistono luoghi le cui pareti, i cui ambienti sono casa di racconti, miti, leggende, memorie. Fortunatamente, lungo i secoli, in alcuni di questi luoghi racconti, storie, miti, leggende e memorie sono stati raccolti, rielaborati in modo che il tempo non potesse cancellarli.
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È il caso dell’Abbazia di Novalesa, in Val di Susa, provincia di Torino, una delle più antiche d’Italia, le cui vicende più remote, da prima della fondazione fino al ritorno dei monaci nella valle del monastero dopo esser fuggiti dalle incursioni saracene che sconvolsero il Piemonte occidentale poco dopo l’Anno Mille, passando dalle storie di eroi come Valtario, santi come Eldrado e grandi sovrani come Carlo Magno, sono state raccolte già tra XI e XII secolo in un testo,
il Chronicon Novaliciense.
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Storie immortali che rivivono in scena nel racconto del cronista anonimo che ne fu l’autore, interpretato da Alberto Borgatta, in uno spettacolo che nasce con un’idea alla base: quella di rievocare la cronaca medievale e far sì che il tesoro di esperienze, di santità, di storia in essa contenute rimangano per sempre patrimonio di chi valichi i sacri cancelli del monastero.
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